La direttiva europea EPBD (detta anche “case green”) é diventata legge con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Il nuovo provvedimento amplia il panorama normativo europeo finalizzato al raggiungimento della neutralità climatica (c.d. Fit for 55%). L’obiettivo dell’Unione, infatti, è quello di rivedere ed aggiornare la normativa comunitaria, garantendo che le politiche europee siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento europeo.

La direttiva europea EPBD segna un punto di svolta importante per le politiche energetiche a livello comunitario e nazionale, andando a promuovere la riqualificazione energetica degli edifici (sia pubblici che privati) in tutta Europa. L’obiettivo, infatti, è quello di ridurre i consumi energetici e le emissioni di Co2 derivanti dalla fruizione degli immobili ubicati all’interno del territorio dei 27 Stati membri.

Ciò si è reso necessario a causa dell’attuale insostenibilità del modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale.

La direttiva, inserita in un più ampio progetto volto a garantire una generale transizione ecologica finalizzata alla neutralità climatica, è entrata in vigore il 28 maggio 2024. Da quel momento, i Paesi membri avranno due anni di tempo per recepirla.

Ogni Stato dovrà presentare un piano nazionale di riduzione dei consumi e di emissione di sostanze inquinanti che sarà poi revisionato ed approvato dall’Unione. L’intento è quello di dare un taglio al consumo energetico del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Gli obiettivi che la direttiva si prefigge riguardano tanto gli edifici residenziali quanto gli edifici non residenziali. In generale, le politiche energetiche degli Stati membri dovranno perseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e già a partire dal 1° gennaio 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno garantire emissioni zero.

Vi sono poi tutta una serie di specifici edifici ai quali la direttiva non si applicherà, come ad esempio agli immobili vincolati e protetti, le case vacanza, gli edifici residenziali occupati per meno di 4 mesi l’anno, gli edifici temporanei, i fabbricati indipendenti con superficie inferiore a 50 metri quadrati e i luoghi di culto.

La direttiva pone altresì obiettivi nel medio-breve periodo, finalizzati a ridurre l’eccessivo utilizzo di combustibili fossili (entro il 1° gennaio 2025 dovranno essere sospesi tutti gli incentivi erogati per l’installazione di caldaie autonome che funzionano con tali combustibili). Infine, è stato previsto, in modo progressivo, l’obbligo di equipaggiare gli edifici con pannelli solari. La transizione sarà graduale e andrà dal 2026 al 2030. Per tutti gli edifici di nuova costruzione, l’installazione di pannelli sarà obbligatoria.

L’Italia, nonostante abbia espresso voto contrario al testo poi approvato, si è già mossa in anticipo rispetto ai tempi previsti. Infatti, nella bozza della legge di delegazione europea per il 2024 il governo si appresta già a recepire la direttiva. Ci auguriamo che la redazione della tabella di marcia per il raggiungimento degli obiettivi europei possa essere il più celere possibile. Tale compito, tuttavia, non sarà certo semplice, atteso che il patrimonio immobiliare del nostro Paese non è affatto di recente fattura e dai primi studi elaborati emerge la necessità di impiegare ingenti risorse economiche per attuarla.