Sebbene le tematiche ESG siano una grande opportunità per le aziende, le stesse possono rappresentare anche un rischio per gli operatori del mercato, specialmente quando lo standard ESG risulta essere troppo rigido in relazione alla realtà aziendale in cui lo stesso dovrebbe essere applicato.

Il trend del momento è l’ESG. Questa è una verità che nessuno può contestare: negli ultimi anni le tematiche ESG sono state oggetto di conferenze, congressi, articoli, libri, saggi e ogni altra forma di divulgazione. Si è analizzata ogni singola lettera di questo acronimo, singolarmente o in combinato con altre.

In un mondo dove l’anatomia dell’ESG è divenuta fatto notorio (se non, addirittura – direbbero alcuni -, iperinflazionato), viene dunque spontaneo chiedersi: che cosa non abbiamo ancora considerato?

Nonostante l’importanza delle tematiche trattate nella loro situazione fisiologica e la necessità di adeguarvisi, specialmente in un mondo di costante cambiamento, ciò che spesso manca è l’analisi della situazione patologica. In altre parole: cosa accade nel caso di mancato adeguamento allo standard ESG da parte degli operatori? o, peggio ancora, cosa accade se lo standard ESG, trattandosi appunto di “standard”, non può essere applicato al caso concreto di uno specifico operatore?

Sebbene infatti, le iniziative in ambito ESG presentino importanti opportunità per le aziende, le stesse sono anche fonte di significativi rischi sia legali sia reputazionali, che costringono gli operatori del mercato a dover forzare il proprio business per rientrare in un modello astrattamente virtuoso ma che, nel caso specifico, si dimostra tutt’altro che tale. è, ad esempio, il caso delle società che hanno (o avevano) interi comparti produttivi (e dunque numerosi dipendenti) nel settore della plastica monouso.

Benché sia estremamente importante muoversi verso un modo che presti più attenzione all’ambiente, alle politiche sociali e a quelle di governance, non si può pensare di applicare le medesime regole a tutti gli operatori, in quanto ogni società ha una soggettività, propria e del proprio business, ma è necessario trovare un compromesso tra le esigenze ESG e quelle di produzione aziendale.

Quanto precede viene poi ulteriormente complicato dal fatto che, pur avendo l’ESG una portata globale, le normative applicabili sono invece locali, con la conseguenza che le stesse risultano spesso incoerenti, per non dire contraddittorie, nelle diverse giurisdizioni, aumentando dunque in maniera esponenziale le problematiche per le società multinazionali che sono costrette a ricercare una compliance dei propri prodotti e della propria catena produttiva rispetto ad ogni singola normativa.

In conclusione, nei prossimi anni è lecito attendersi un incremento dei contenziosi in materia ESG, specialmente da parte delle associazioni di categoria. Sarà dunque necessario dimostrarsi pronti a questa nuova esigenza mediante la predisposizione di piani coordinati ed omogenei, verifiche periodiche alla supply chain e analisi preliminari sullo stato dei fatti e la sua conformità, in funzione della realtà aziendale, allo standard ESG.