Il Digital Markets Act (DMA) è la cornice regolatoria europea che ridefinisce il funzionamento delle grandi piattaforme digitali, imponendo obblighi ai cosiddetti “gatekeeper” per garantire maggiore concorrenza, trasparenza e contestabilità dei mercati online. Dalla piena applicazione della disciplina (7 marzo 2024) il quadro è in rapida evoluzione: la Commissione europea ha pubblicato le prime relazioni ufficiali, avviato procedimenti per potenziali violazioni e ampliato la lista dei gatekeeper, mentre emergono questioni cruciali legate a interoperabilità, gestione dei dati e impatto dell’intelligenza artificiale.
Il Digital Markets Act rappresenta uno dei cambiamenti più significativi nella governance del digitale degli ultimi anni. Con esso l’Unione europea ha introdotto un regime di regolazione ex ante, cioè basato su obblighi preventivi, destinato a incidere direttamente sui modelli di business delle grandi piattaforme che fungono da indispensabili intermediari tra utenti e imprese. La ratio della disciplina è semplice: evitare che un numero ristretto di operatori possa, grazie alla propria posizione di controllo sui mercati digitali, imporre condizioni sbilanciate e ostacolare la concorrenza.
Per essere qualificati come “gatekeeper”, gli operatori devono soddisfare specifici requisiti, sia quantitativi (dimensione economica, numero di utenti, radicamento nel mercato) sia qualitativi, legati alla loro capacità di fungere da “porta d’accesso” essenziale per gli utenti business. Una volta designati, essi sono tenuti a rispettare un set di obblighi e divieti che riguardano la neutralità dei servizi, l’interoperabilità, la libertà di scelta degli utenti e la corretta gestione dei dati.
Il regolamento contiene inoltre un elenco dettagliato di condotte che le piattaforme devono adottare o evitare: non si tratta di norme astratte, ma di prescrizioni precise che incidono sul funzionamento quotidiano dei servizi digitali, tra cui, a titolo di esempio, l’obbligo di non favorire i propri servizi rispetto a quelli dei concorrenti, la possibilità per gli utenti di disinstallare applicazioni predefinite, l’accesso equo ai dati generati dagli utenti business e la necessità di garantire l’interoperabilità di alcune funzionalità. Tali obblighi operano su più livelli: incidono sul design dei sistemi, sulle politiche contrattuali, sulla configurazione dei flussi di dati e sulle scelte strategiche dei gatekeeper.
Nel corso degli ultimi due anni, la Commissione europea ha pubblicato le prime relazioni ufficiali sull’attuazione della disciplina, nelle quali emergono alcuni tratti significativi. Da un lato, è aumentato il numero dei soggetti designati come gatekeeper; dall’altro, sono state avviate indagini formali riguardanti possibili violazioni connesse, ad esempio, all’auto-preferenza, alle restrizioni nell’accesso ai dati e alla mancata conformità alle richieste di interoperabilità. Parallelamente, la Commissione ha intensificato il dialogo con le autorità nazionali e con il nuovo High-Level Group on Digital Markets, organismo incaricato di monitorare i temi emergenti, tra cui quelli legati all’intelligenza artificiale e alla gestione della pubblicità digitale. In diversi casi sono già state adottate decisioni individuali, alcune delle quali hanno coinvolto operatori globali di primo piano, segnando un cambio di passo sul piano sanzionatorio e interpretativo.
Inoltre, un elemento da monitorare è la crescita del c.d. private enforcement, vale a dire il contenzioso privato: il DMA può invero fungere da base per azioni risarcitorie da parte di imprese che ritengono di aver subito danni in conseguenza di condotte non conformi da parte dei gatekeeper. Questo fenomeno potrebbe amplificare l’impatto della disciplina, portando a un sistema di enforcement “a doppio binario”.
Il DMA segna una svolta per il settore digitale europeo: non più un enforcement basato solo su interventi ex post, ma un regime preventivo che mira a riequilibrare l’intero sistema delle piattaforme online. Le esperienze e i procedimenti avviati nel 2024-2025 mostrano un’applicazione già matura e determinata, destinata a incidere non solo sui gatekeeper ma su tutto il settore digitale. Per imprese e professionisti del diritto, il compito è comprendere e anticipare gli effetti della normativa, cogliendo le opportunità aperte da un mercato più competitivo, trasparente e aperto all’innovazione.
