Stefano Corbella, Coima
Come si integrano i principi ESG nei progetti di rigenerazione urbana promossi da COIMA? Quali vantaggi competitivi offrono concretamente in termini di attrattività degli investimenti e valore a lungo termine?
La sostenibilità è un valore fondamentale per COIMA. Crediamo che integrare fin dall’inizio i criteri ESG nei nostri progetti consenta di realizzare interventi di rigenerazione urbana più efficaci, sostenibili e di maggior valore nel lungo termine. Rigenerare un’area non significa solo sviluppare nuovi edifici, ma creare luoghi vivibili, attivare servizi e migliorare la qualità della vita urbana.
A conferma di questo impegno, abbiamo sviluppato fondi di investimento che incorporano obiettivi e caratteristiche di sostenibilità. Il principale è il COIMA ESG City Impact Fund, un fondo dedicato alla rigenerazione urbana sostenibile. Con una raccolta di quasi 1 miliardo di euro, è stato sottoscritto dalle principali casse di previdenza italiane, testimoniando l’attrattività e il valore di questi investimenti per il mercato e per la società.
COIMA ha sviluppato progetti innovativi e sostenibili. Quali soluzioni tecnologiche ed energetiche sono state adottate per garantire edifici a basse emissioni e ridotto impatto ambientale? Quali criteri utilizzate per valutare il successo delle vostre soluzioni in termini di riduzione delle emissioni e performance energetica?
COIMA ha sviluppato un approccio strutturato alla riqualificazione energetica degli edifici, considerando sia le performance energetiche e le emissioni in fase operativa, sia l’impatto ambientale legato alla costruzione, inclusa la produzione dei materiali utilizzati.
Per quanto riguarda le emissioni operative, il nostro obiettivo è ridurre al minimo il fabbisogno energetico degli edifici, adottando tecnologie di approvvigionamento efficienti e sostenibili e integrando fonti rinnovabili per raggiungere la carbon neutrality.
La neutralità carbonica nel processo costruttivo è una sfida più complessa, poiché la filiera dei materiali da costruzione non ha ancora completato il proprio percorso di decarbonizzazione. Tuttavia, possiamo influenzare significativamente la riduzione delle emissioni attraverso una progettazione ottimizzata, selezionando materiali e soluzioni costruttive a minore impatto ambientale fin dalle prime fasi del progetto.
Quali strategie COIMA sta implementando per garantire che le infrastrutture olimpiche abbiano un impatto duraturo e non diventino ‘cattedrali nel deserto’?
Nel caso del Villaggio Olimpico, la strategia di COIMA è chiara: l’edificio è stato concepito fin dall’inizio come residenza per studenti, con spazi, dotazioni e servizi progettati per questo utilizzo a lungo termine. Durante le Olimpiadi, la struttura ospiterà gli atleti, ma sarà adattata temporaneamente senza stravolgere la sua destinazione finale.
Per garantire una transizione efficiente, stiamo lavorando per ottimizzare i tempi di consegna. L’obiettivo è completare l’edificio con gli arredi definitivi già destinati agli studenti e consegnarlo a ottobre 2025, invece che a luglio, riducendo così la necessità di successivi interventi di adeguamento. Inoltre, puntiamo a riconvertire la struttura in residenza studentesca già a marzo 2026, anziché a giugno, permettendo di completare gli allestimenti in tempo per l’anno accademico successivo.
Quali sono le principali criticità che emergono nel dialogo con gli stakeholder e come le affronta COIMA?
Per quanto riguarda il progetto dello scalo di Porta Romana, abbiamo riscontrato un ambiente collaborativo da parte di tutti gli stakeholder coinvolti. Il progetto ha visto un percorso partecipato attraverso una consultazione pubblica. La presentazione, fatta in formato digitale durante il periodo del COVID ha visto oltre 2500 partecipanti, ricevuto oltre 1700 questionari.
Per il Villaggio Olimpico la collaborazione con la Fondazione Milano Cortina è stata altrettanto collaborativa, con continui confronti necessari per un pieno allineamento degli obiettivi.
Guardando ai prossimi 5-10 anni, quali trend trasformeranno il settore immobiliare in Italia ed Europa, specialmente rispetto alla sostenibilità e alla rigenerazione urbana?
A nostro avviso, i trend di lungo periodo che trasformeranno il settore immobiliare nei prossimi anni sono piuttosto chiari:
- Riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare – La necessità di ridurre consumi ed emissioni porterà a un’accelerazione degli interventi di efficientamento energetico, spinti sia da normative più stringenti che dalla crescente attenzione degli investitori verso asset sostenibili.
- Densificazione urbana e cambiamenti demografici – L’aumento della popolazione nelle città, unito al progressivo invecchiamento della società, modificherà la domanda abitativa. Ci sarà una crescente richiesta di soluzioni residenziali più accessibili, flessibili e inclusive, con un focus su nuovi modelli abitativi come il co-living e l’housing sociale.
- Digitalizzazione e nuovi modelli di utilizzo degli spazi – L’innovazione tecnologica influenzerà profondamente il settore, trasformando il modo in cui lavoriamo, viviamo e interagiamo con gli ambienti urbani. L’adozione di tecnologie smart, l’evoluzione degli spazi di lavoro e l’integrazione tra fisico e digitale ridefiniranno il concetto stesso di città e di immobili.
Se dovesse misurare il valore della sostenibilità in una parola, quale sceglierebbe e perché?
Responsabilità – Perché integrare la sostenibilità nei progetti significa assumersi la responsabilità di generare impatti positivi su ambiente, comunità e investitori, garantendo soluzioni che siano etiche e al tempo stesso competitive.